Come misurare la propria intelligenza

Vi siete mai chiesti se avete il cervello di un genio o di una scimmia? E se non riuscite a fare a mente 379249×47 oppure a leggere la Divina Commedia alla rovescia vuol forse dire che siete stupidi? Per mettera alla prova in maniera «scientifica» il proprio cervello non c’è che un sistema: armarsi di una penna, di un orologio e di un apposito test per misurare quanto si è intelligenti. Ma di test di intelligenza ve ne sono tanti: qual’è dunque il modo migliore per cimentarsi? E come interpretare poi il risultato ottenuto? Ed infine, avere un alto quoziente di intelligenza assicura il successo nella vita e la felicità?

I test di intelligenza sono uno degli strumenti di valutazione più usati in campo educativo. Infatti l’intelligenza ha una componente genetica e una ambientale. Ciascuno nasce con un’intelligenza potenziale più o meno grande determinata dal suo patrimonio genetico, ma poi sono la scuola, l’esperienza, gli stimoli e i condizionamenti ambientali ad accrescere la nostra capacità di capire, imparare, risolvere problemi. Pertanto agendo su questi fattori si può diventare più intelligenti e i test sono un eccellente strumento per verificare l’efficacia di determinate misure educative e per valutare meglio l’influenza dei singoli fattori in gioco.

I test del QI e cosa misurano

Il primo test per misurare l’intelligenza fu sviluppato nel 1905 dallo psicologo francese Alfred Binet. Nel 1917 il test di Binet, che misura l’età intellettiva – o «mentale» – delle persone, venne migliorato da un professore universitario di Stanford, Lewis Terman, il quale introdusse il concetto di QI, o «Quoziente di Intelligenza», così detto perché fornito dal rapporto tra l’età mentale e l’età fisica, o cronologica, del soggetto moltiplicata per cento (si veda la formula nel paragrafo seguente). Questo test per il QI divenne noto come test di intelligenza di Stanford-Binet e permette di analizzare il ragionamento verbale, quantitativo e astratto/visuale.

In seguito lo psicologo Raymond Cattell ha distinto l’intelligenza in due tipi: l’intelligenza «cristallizzata» e l’intelligenza «fluida». La prima implica il sapere usare strategie e conoscenze (accumulate negli anni sia con l’istruzione formale sia con l’esperienza quotidiana) per affrontare le situazioni. Essa aumenta lentamente fino ai 70 anni, dopodiché inizia a decadere. L’intelligenza fluida, invece, è data dalla capacità di reagire adeguatamente di fronte a stimoli nuovi, cresce fino a circa 30 anni e poi declina lentamente. Entrambi i tipi di intelligenza possono venire misurati con gli 11 test della Wechsler Adult Intelligence Scale (Wais), che attualmente rappresenta il test di intelligenza più utilizzato nel mondo.

L’intelligenza misurata dai test per il QI è legata alle regioni del cervello che hanno a che fare col pensiero astratto e con le abilità numeriche e verbali. Ma una persona ha numerose altre abilità che non possono essere valutate attraverso test che misurano solo la capacità di comprensione di un testo e l’abilità nella soluzione di problemi aritmetici. Secondo lo psicologo Howard Gardner, infatti, non esiste un solo tipo di intelligenza, bensì si possono identificare «intelligenze multiple»: verbale e linguistica, logico-matematica, visuale e spaziale, corporeo-cinestesica, musicale, interpersonale, eccetera. In effetti, questo concetto delle intelligenze multiple è largamente confermato dalla psicologia contemporanea.

Diversamente da ciò che molti pensano, non esiste solo l’intelligenza logico-matematica.

Quindi un singolo numero non può descrivere del tutto l’intelligenza di una persona. Chi raggiunge un elevato punteggio nel test per il QI, per esempio, non è detto che sia altrettanto bravo in test che misurano altre abilità. Viceversa, chi ha un punteggio QI basso, può ottenere un punteggio molto alto in un test che misura un’abilità selettiva in cui invece eccelle. Infine, i test per il QI hanno due ulteriori difetti. Il primo è che non tengono conto dell’ambiente socio-culturale in cui è cresciuto l’esaminato, che può influire sul risultato in misura notevole. Il secondo difetto è che essi misurano la performance, la prestazione al momento della somministrazione del test, non il potenziale intellettivo di una persona.

Calcola il tuo quoziente di intelligenza

La formula che permette di calcolare il QI di una persona è la seguente:

QI = (Età mentale / Età cronologica) × 100

dove l’età mentale viene determinata attraverso un apposito «test di intelligenza», mentre l’età cronologica è semplicemente l’età anagrafica della persona che si sottopone al test. Il fattore «100» che compare nell’espressione per determinare il QI serve per non avere a che fare, alla fine, con numeri decimali.

In pratica se una persona ottiene in un test un’età mentale pari alla sua età cronologica, ovvero se la sua prestazione intellettiva è pari a quella media (per quell’età) della popolazione su cui è stato tarato il test, il suo QI sarà di 100. Infatti il QI medio, o più comune, in una popolazione di una data età è 100 per definizione: cioè la maggior parte delle persone hanno un quoziente intellettivo che è normale per un individuo della loro età. La distribuzione del QI di una popolazione intorno a tale valor medio, dovuta sia alle differenze genetiche sia a quelle ambientali-culturali, è ben descritta dalla classica curva a forma di campana, o curva «normale».

La curva gaussiana, o a campana, che mostra la distribuzione del quoziente di intelligenza (QI) intorno al valor medio in una popolazione.

Analizzando tale curva si scopre che quasi metà della popolazione ha un QI compreso tra 90 e 110, e la percentuale della popolazione (per esempio quella degli italiani) con un determinato QI è quella indicata nella seguente tabella:

Un test di intelligenza è solitamente costituito da una serie di quesiti a cui rispondere in un tempo ben preciso, usati per misurare il pensiero logico, o «convergente» (ma non la capacità creativa, il cosiddetto pensiero «divergente»).

Oggi esistono molti test psicometrici che permettono a ciascuno di determinare il proprio grado di intelligenza: si va dai complessi (e costosi) test come il Wais, somministrabili solo da uno psicologo in condizioni controllate, ai semplici test per la misura fai-da-te del QI proposti da libri molto popolari, come ad esempio i numerosi manuali scritti dallo psicologo britannico Hans J. Eysenck. Ma forse il modo migliore per misurare il proprio QI è fare il test del Mensa.

Il Mensa è un’associazione mondiale di «cervelloni» che riunisce tra le sue fila le menti più intelligenti del globo, cioè quelle con un quoziente intellettivo molto elevato, e ha una sua sezione nel nostro Paese, il Mensa Italia. Per venire ammessi nel Mensa, occorre ottenere un opportuno punteggio in un test svolto sotto la supervisione di un esperto. Il test è «culture-free», cioè per rispondere ai quesiti non servono particolari nozioni culturali, matematiche o linguistiche. Per ulteriori informazioni potete visitare il sito web del Mensa Italia: www.mensa.it.

Il sito web (esteticamente davvero molto spartano) del Mensa Italia.

Alcune osservazioni e curiosità

  • Nonostante sia una delle proprietà mentali più studiate, è difficile dire che cosa sia l’intelligenza, tanto è vero che non ne esiste una definizione universalmente accettata. Alcuni la definiscono genericamente come «la capacità di risolvere i problemi»; altri come «la capacità di un individuo di pensare in maniera razionale, di agire secondo uno scopo e di comportarsi in modo efficace nei confronti dell’ambiente»; altri ancora come «l’abilità di adattarsi all’ambiente o di trarre profitto dall’esperienza». Si noti che adottando le precedenti definizioni anche gli animali risultano intelligenti: in effetti i delfini – unici nel mondo animale – hanno un migliore rapporto degli umani tra peso del cervello e peso totale del corpo e sono senza dubbio molto intelligenti.
  • Secondo un rapporto presentato di recente all’American Psychological Association, sono parecchi i fattori «curiosi» che incidono sulla probabilità di ottenere un alto QI: per i ragazzi, ad esempio, il frequentare nel periodo del test la scuola (durante le vacanze il QI cala nettamente) o l’avere un’alimentazione sana ed equilibrata; per gli adulti, l’aver cominciato la scuola prima degli altri bambini, l’avere una testa più grande della media, o il fatto di aver già affrontato in precedenza test dello stesso tipo. Un alto QI, tuttavia, di per sé non assicura il successo o la felicità nella vita, nonostante un punteggio elevato in questo genere di test illuda la gente sul grado della riuscita professionale, della soddisfazione generale e della salute mentale futura di una persona.

Un alto QI non assicura, di per sé, il successo, la felicità e la salute mentale di una persona.

I risultati del test per il QI riservano spesso grosse sorprese. La cantante Madonna, con il suo punteggio QI di 140, risulta più «intelligente» del presidente John Kennedy e del padrino mafioso John Gotty, rispettivamente con un QI di 119 e 110 punti. Il giocatore di baseball Reggy Jackson, poi, coi suoi 160 punti supera nettamente lo scrittore Jerome Salinger, con appena 104. Il più alto QI mai misurato, entrato a buon diritto nel Guinness dei Primati, è di una donna: Marylin Vos Savant, una scrittrice americana vivente, con 228 punti ottenuti nel test di Stanford-Binet all’età di 10 anni. Molti hanno però messo in dubbio l’attendibilità di questo punteggio, perché il probabile QI più alto che ci si può attendere, in base alla curva della distribuzione «normale», in una popolazione mondiale di 8 miliardi di persone è di 198, che sale a 210 per una popolazione di 1.000 miliardi di individui.

 

Per saperne di più

  • Hans J. Eysenck, Prova il tuo Q.I., Rizzoli, Milano, 2000
  • Gavin J. Bremner, Come aumentare il vostro QI, Edizioni Mediterranee, Roma, 1999.
  • Michel Huteau, Jacques Lautrey, I test di intelligenza, Il Mulino, Bologna, 2000.

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